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Una diligenza di vecchio stampo aspettava i forestieri per condurli all’imbarco di Buccione.

Fu un assalto sul predellino per pigliare un posto in quella barcaccia; madama Martina nella furia del salire non calcolò l’altezza del veicolo, e diede una testata nel soffitto scofacciandosi scelleratamente il cappello.

Sor Gaudenzio ebbe un tentativo di risolino, ma essa lo sbaragliò con un’occhiata di basilisco, e sedette in mal modo, squassando e frusciando sulla panchina quella sua veste di seta che pareva di pergamena.

Il damerino elegante non sapeva decidersi ad entrare in quella cassetta, e fiutava l’aria intorno vagolando in giro con gli occhi, maravigliato forse che il Municipio non tenesse vetture decenti per le persone ammodo che viaggiano in prima classe.

— Non ci sono altre carrozze? — chiese ad un conduttore; e questi stracco sudato e impolverato, rispose:

— Carrozze fin che ne vuole, ma per la coincidenza del battello non c’è che questa.

Il signorino stette in forse; guardò i cavalli, il veicolo ed il vetturale, e si rassegnò finalmente a mettersi a rabello con gli altri del branco che si pigiavano là entro.