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Cacciò un urlo, e su anch’egli nella mischia, ad abbaruffarsi con quei due che si erano presi per la gola.
Martina, la grassa signora, e tutti gli astanti, si intromisero vociando, e brancicando per separare i contendenti.
Noretti era ruzzolato in terra, e l’altro sopra lo tempestava di pugni, e Gaudenzio disperato, furibondo, li batteva tutti e due all’orba.
Vennero separati con non poca fatica; una fitta di curiosi si pigiava sulla porta.
Il signor Noretti, tutto pesto e sporco, fu accompagnato fuori perchè un po’ per la sbornia, un po’ per l’emozione, boccheggiava boccheggiava, parendo che volesse rimettere il pranzo andatogli di traverso.
L’altro giovinotto si rimise a tavola ricomponendosi in silenzio.
Sor Gaudenzio, verde, livido, convulso, con la cravatta sulle orecchie, la camicia mezzo fuori dallo sparato, e una lunga sgraffignata sulla faccia, voleva continuare il pugillato, e Martina ebbe un bel da fare per tenerlo in freno.
In tanti anni della sua vita di onesto commerciante e di padre di famiglia, era quella la prima volta che il buon Gaudenzio faceva una partita a schiaffi.