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Gaudenzio sbirciò più volte quell’abbondante figura, poi, chissà per quale successione di pensieri, sclamò:
— De Diana! l’è una bela dona! — e tracannò subito una sorsata di vino, come per annegare un ghiribizzo molesto. Decisamente quel buon pranzetto gli dava della vitalità.
Sor Gaudenzio aspettava con l’animo in letizia l’ultima portata del dolce, aveva asciugato la sua bottiglia, e già poneva mano alla porzione della moglie, tanto per non sciupare almeno quella, quando lo colse come un tegolo sulla testa, una sorpresa ingratissima.
Un giovane dalla figura scomposta, infagottato malaccio in abiti di eleganza ritardataria, si affacciò sulla porta occhieggiando in giro per la sala.
Testa lunga, occhi scimieschi, ravvicinati, piccini, dardeggianti di bessaggine; orecchie che sgocciolavano giù sotto la gola, un naso che pareva d’imprestito, messo giù a casaccio tanto per averne uno.
Fermò gli occhietti sulla grossa signora con un risolino beffardo, e stette lì un momento come imbambolato.
Gaudenzio ebbe un brisciamento di terrore ri-