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sche di verde smaltato; gli alberi projettavano le ombre allungate sui clivi, ed i loro pennacchi frondosi sforacchiati di raggi svettavano dolcemente nell’aria molle e fiammeggiante.
Dai prati falciati venivano raffiche ed effluvii salubri di erbe fresche, e lontano nello sprazzo solare, fra cumuli di fieno, si agitavano pennellate di cinabro le vivaci figurine delle rastrellatrici scintillanti nel loro corsetto bianco.
Più in giù sui cocuzzoli soffici delle collinette, ridevano al sole paeselli e casolari appiattati sul verde. Un villino erto sopra un poggio lontano in faccia al sole, rifrangeva dalle vetriate i purpurei bagliori di un incendio.
A volte il treno correva per lunghi tratti in mezzo a siepi folte di biancospini, piene di ombre fresche, e nel fitto dei fogliami aggrovigliati scintillavano in fantastica luminaria miriadi di foglioline trasparenti di sole, e tralci injettati di sanguigno.
Poi la siepe correva via veloce portandosi dietro gli occhi, e di nuovo si allargava, affondava l’ampio orizzonte, e prati e campi e alberi trionfanti nella gloria solare, e più lontano sorgevano nel cielo azzurrino montagne striate di praterie, di greppi arrosati dei più vaghi colori; culmini aurati di lu-