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Gaudenzio, da persona bennata, tentò ancora una volta di salutare il suo compagno di viaggio, ma decisamente il signor Rulloni non voleva saperne di lui, ed il droghiere questa volta perdette la staffa e ringhiò passando:
— Eh va in malora, lavativ d’un lavativ!
Gli sposini Segezzi che erano lì addossati presso un tavolino, furono assai più gentili, e come videro i Gibella, fecero un sorrisetto di riconoscimento.
Gaudenzio ordinò due caffè, intanto prese informazioni sul modo più spiccio per portarsi a Intra l’indomani. Bisognava adattarsi a noleggiare una vettura, perchè l’orario della diligenza era molto incomodo.
Stettero là rannicchiati per oltre un’ora, rovistando i giornali, noiati a morte, poi uscirono per vedere la partenza del battello.
Gli sposini Segezzi venivano giulivi a braccetto verso il ponte, salutarono ancora una volta i Gibella, si imbarcarono, e sparirono subito giù per la scaletta dell’interno.
Che bella cosa, pensava Gaudenzio, che bella cosa potersi ritirare là sotto, andar dritto fino a Gozzano, e di là a Sanazzaro subito per ferrovia! Ah, decisamente i viaggi sono inventati per far sembrare più buona la tranquillità della nostra casa!