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— Basta che ghe sia il letto! — rispose Gaudenzio.
La padrona sorrise in fretta, chiamò una fantesca, e fece accompagnare i forestieri su su per le scale.
Quasi sotto il tetto. Un buco, un vero bugigattolo, imbiancato di calce nelle pareti e nel soffitto, ed un finestruolo unico, una specie di sgattajolo che si apriva nel corritoio buio. In fondo un lettone sgangagnato, un comodino che appena ci stava pigiato fra letto e muro; due sedie, un sofà tarlato e stracciato, niente camino, ed un odore di muffa e di umidaccio da tagliarsi a fette.
— Comandano altro? — chiese la donna; e via subito senza neanche aspettare la risposta.
Martina sedette sul sofà tenendosi la mano sulla guancia dolente.
— Te passa no? — chiese il marito.
Madama fece un cenno di desolazione, e si rannicchiò nella sua tristezza.
Gaudenzio aprì la valigia, tirò fuori un paio di calze, e si accinse a levarsi quelle umide che aveva nei piedi.
Ma nelle spalle e nella schiena si sentiva ancora tutto il vento del lago.