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montanari, trecche, merciajuoli, montanine, un bailume di bruzzaglia da mercato.

I banchi delle rivendugliole abbandonati sulla piazza alla furia della piova, gocciavano fontanelle dalle ceste di pomi e di verzura.

Gaudenzio ebbe un’idea. Adesso se cessava la bufera, chissà quanta gente correrebbe a prender posto all’albergo; meglio adunque era affrontare acqua e vento, ed andare subito dal Cecco per assicurarsi una camera.

Si fece insegnare la strada, riprese il suo saccone, e via nella piova obliqua che lo schiaffeggiava; e Martina dietro, abbatuffolata nel suo scialle, le vesti tirate su, e lo strascico delle sottane bianche che arramacciavano miseramente nel fango.

Eccoli all’albergo, bagnati come oche, e tremolanti dal freddo.

Sostarono nell’andito di entrata. A sinistra si apriva una voragine di cucina, ampia, nera, fumeggiante da tutte le parti.

Donne di servizio andavano e venivano affrettate, portando torricelle di tondi e di biancheria.

Ma nessuno badava ai due nuovi arrivati; li lasciavano lì, passandogli sui piedi senza neanche guardarli, e Gaudenzio non osava fermare quella gente così affaccendata.