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— Fra poco piove di sicuro.
— Eh pur troppo, pare anzi che già incominci.
E avviati su questo piede, ricambiandosi botte-risposte e gentilezze, i due giovinotti trovarono subito la nota dell’accordo, e dopo un po’, passeggiavano insieme in su ed in giù lungo il battello, con reciproca soddisfazione.
Gaudenzio e Martina sempre là rannicchiati dietro la ruota del timone, sempre tormentati da quella nebbia umida, flagellati dal venticello crudele.
Il droghiere, tirando su le spalle ed il bavero, era riuscito a mettere al riparo la punta del naso, e così appollajato, rattrappito, stava a godersi di sotto l’alito caldo che soffiava dalle narici. Ma la schiena, Dio santo, l’aveva proprio in Siberia, e pigliava tutte le zaffate del vento.
— Me par de vess in d’un ballon volante! — borbottava fra sè stringendosi sempre più nei panni.
Intanto pensava che a Oira si erano imbarcati anche gli sposini Segezzi, e poi non li aveva più visti. Dove diavolo si erano rintanati?
— Ghe n’è ancora per un pes de stà chi sora? — chiese Martina.
— So mi?
— Che ora l’è adess?