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bito del suo padrone che gli andava come un guanto, e per darsi un tono di più alto lignaggio, si mise a far lutto senza una ragione al mondo, fasciandosi il braccio con quella gramaglia, che in mente sua aveva il sussiego di un lutto da famiglia regnante.
Così bardato, truccato, armato di cannocchiale, era venuto a fare il minchione sulla riviera, viaggiando in prima classe, alloggiando nei primari alberghi, tanto per dare una sfogata a quella sua fregola di fare il gentiluomo, sciupando così in quella sua bessaggine i pochi quattrini racimolati a furia di spazzolare abiti, e far delle riverenze nelle anticamere.
Se il ragioniere Ettore Rulloni avesse potuto sospettare quell’agguato da lacchè, si può giurare che avrebbe piuttosto preferito l’umile compagnia dei conjugi Gibella. Ma pur troppo, ha sentenziato Beppe:
«Se togli l’abito, alle maniere |
e come il grave signor Rulloni non conosceva nè la satira, nè il poeta, pigliando l’apparenza per oro di buona lega, sentiva un irresistibile attrattiva di simpatia verso quel misterioso incognito.
Dopo tanti giorni di sdegnosa solitudine aristo-