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E sor Gaudenzio, angosciato da cotali riflessioni, tirava certi sospironi che uscivano dalle narici in due fontanelle di vapore caldo, nella nebbia fredda.
Sulle panchine di mezzo stava seduto il giovanotto solitario ed elegante che i Gibella avevano lasciato a Orta.
Era tutto abbottonato nel suo soprabito, sempre grave, pensoso, raccolto nella sua dignitosa compostezza cavalleresca.
Gaudenzio aveva cercato più volte di scontrarsi negli sguardi per salutarlo, ma l’altro sempre duro, refrattario, come se non si fossero mai veduti.
Decisamente il signor Rulloni non voleva saperne della gente troppo alla buona. Adocchiava invece di quando in quando un altro giovanotto elegante, impettito, inguantato ed imbacuccato in un soprabito che gli cascava fin sulle scarpe.
Passeggiava in su ed in giù lungo il battello; aveva un binoccolo a tracolla, e spesso si soffermava per cannocchialare intorno.
Che cosa diancine poi ci vedesse dentro quella nebbia spessa, chi lo sa?
Sulla manica sinistra del soprabito color nocciola, aveva una gran benda di tulle nero, e Gaudenzio poco al fatto di questa innovazione della moda nei