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Aure fresche, e mal di denti.

Il piroscafo urlò nella nebbia fitta un muggito di drago antidiluviano, e filò nero, sbuffante, sull’onde agitate, staccandosi rapidamente dall’approdo di Oira.

I coniugi Gibella avevano preso posto sui sedili di poppa, e stavano là addossati l’uno all’altro, raggomitolati, e molestati da certe zaffate di aria fredda che gelavano il fiato.

Gaudenzio aveva alzato il bavero della giacca sulle orecchie, e si era abbottonato tutto, le mani in saccoccia ed i gomiti serrati; ma ci voleva assai per non sentire le buffate gelide di quel venticello che soffiava nella nebbia!

Meno male per Martina che aveva lo scialle; ma Gaudenzio, poveretto! si sentiva nella schiena e nel collo tutta l’aria del lago. Altro che porta aperta!