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loppava dietro scodinzolando, per guadagnarsi quel sospirato tozzo di pane bianco. Le galline scappavano starnazzando spaurite giù per il pendio, e le capre, pascolavano tranquille e indifferenti nell’erba.

A proposito del Toni, c’era una sua prodezza della giornata. Una faina ladra molestava il pollaio della Janna e degli altri casolari del dintorno. Ogni giorno quella bestiaccia rapinava una gallina, e figurarsi il danno di quella povera gente che allevava i polli per cambiarli in polenta.

Toni si puntigliò di farla finita con quei rubarizii, ed ecco che nella notte, era riuscito nell’impresa. Chi sa come! sclamava la vecchia, fatto sta, che stamane Toni entrò in casa con la faina morta fra i denti. Gran mercè! ed ecco che quel povero cane aveva fatto un gran benefizio alla sua casa, ed ai vicini.

Carlino fece tanti rallegramenti a Toni, gli diede subito il pane, e la povera bestiola riconoscente si sciolse in lazzi ed in latrati di allegrezza, e per dimostrare il suo valore, fece due salti sul muro da cui pendeva la faina morta, cercando di addentarla ancora una volta.

Il sole tramontava rapidamente: l’enorme suo disco fiammeggiante gravitava come a spezzarsi