Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/172

156


alcune sverzate di rami sbattuti sulla faccia; ed ormai entrambi tiravano innanzi rassegnati, perchè era follia pensare a tornare indietro.

Dopo una camminata così carponi per entro a quella lacca malagevole, coi panni sgualciti, la faccia barbigiata di ragnatele, trafelati, ingranchiti, e viscidi di umido e di sudore, sbucarono finalmente alla luce del cielo, per trovarsi in faccia un demonio di ciglione irto di macigni e franature.

Il sentiero era basito, e neanche le capre avrebbero arrischiato di arrampicarsi lassù.

Adess sem bei! — sclamò Gaudenzio guardandosi intorno.

In faccia si ergeva quel monticolo inaccessibile, a sinistra una ripida discesa di ciglione muschioso, in fondo il torrente verde spumeggiante fra le roccie, e oltre il torrente, di nuovo quelle montagnaccie dai greppi arsicci, irti di balze e di scoscendimenti perigliosi, e le immani giogaie petrose, librate nel cielo diafano.

A destra ed a tergo, quella dannata boscaglia piena di pruni e di muffe; e tutto intorno, silenzio profondo, squallido, rotto soltanto dal fruscio solenne e perenne delle acque gementi nel fondo della forra.