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Bisognava andarlo a ripescare quel maledetto cappello che costava otto lirette, e dopo di aver sparato i suoi moccoli, ridiscese con le natiche, e risalì poscia coi ginocchi.

Un altro guaio adesso! Il sentiero inoltrava in uno sterpeto fitto, spinoso, aggrovigliato. Bisognava andare innanzi carponi, con la gobba arcuata nei bassi meandri della fratta. Là entro serpeggiava un freddo viscido di ombra perenne, un umidore di fungaja, e quei poveretti sudati ed ansimanti, sentivano sotto la camicia una frigidezza molestissima.

Povera Martina! che aveva mai fatto a ficcarsi in quella garzaia! Ad ogni passo, i veli e le piume del suo cappellino si impigliavano nelle spine, uncinature e strappi nelle vesti e dappertutto: e Gaudenzio, che già aveva il suo da fare, doveva prestarle aiuto e districarla come poteva, per vederla di lì ad un momento di nuovo agganciata in nuove panie, come un passerino nelle tramaglie.

Martina cominciava a scoraggirsi.

Dove diavolo si andava a finire su quella strada da briganti? Quelle spine, quei virgulti forcellati la fustigavano maledettamente. Gaudenzio che le veniva dietro, oltre al resto, si era già preso