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che è stato è stato, e dopo di aver bevuto quella lavatura di stracci, peggio non poteva capitare.

Al di là del torrente ricominciava il sentiero; ma il guaio stava nel traghetto.

Passò prima Gaudenzio sui ciottoli del guado, affondando tutta una scarpa nell’acqua, indi porse la mano a Martina; ma le pietre tentennavano, e giù anche lei, in bagno fino alle calzette con tutti e due i piedi, ed un lembo delle sottane.

E adesso il gioco era alla rovescia; ecco che il sentiero incominciava ad arrampicare andando a nascondersi, dopo un bel tratto, in una fratta intricatissima.

Sarà quella la strada? Chi lo sa?

Gaudenzio aveva le paturnie, sempre per quell’asino buttatogli sulla faccia, e Martina che l’aveva capita, bazzicava con prudenza. Però quel bagno di calzette l’aveva resa di pessimo umore, e così nè l’uno nè l’altro, ponevano mente all’incantevole valletta fresca di verde e di ombre, per entro cui si aggiravano.

Su quel burrato ripido si andava più presto con gli occhi che con le scarpe, e ad un certo punto il sentiero era così disfatto, che i Gibella dovettero scartarsi sull’erba.