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La prateria era ampia, il sole dardeggiava vampe e bagliori intollerabili.
Gaudenzio sotto il cappello si sentiva le fumane, a scappellarsi, tolgalo Iddio, c’era da cascar fulminato sull’erba!
Il prato declinava giù verso una valletta ombreggiata, che pareva lì sotto mano, e poi si allontanava secondo le tortuosità del sentiero.
Per un po’ camminarono bene sull’erba soffice, ma poi la stradicciola si avvallava con una certa ripidezza, e quando finì la prateria, ecco certi fossatelli pieni di fanghiglia. Madama aveva già scivolato più volte in causa dei suoi stivaletti tanto inadatti a quell’esercizio.
E sempre giù, giù, saltando, scivolando, finchè arrivarono, sudati ed ammazzati dalla fatica, in fondo della valletta.
Bisognava traghettare il torrentello; un’acqua di cristallo così chiara che si lasciava contare i grani di sabbia del fondo, e spandeva intorno una frescura refrigerante.
Martina aveva una sete diabolica, ma piuttosto morire che bere ancora l’acqua delle montagne! Gaudenzio invece fece scodella con le mani, e giù a bere tre o quattro volte. Tanto fa, pensava, quello