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donna per avere indicazioni su quell’alpe di Giumelli che l’aveva tirata fin là.
— Più in su, le fu risposto, dopo un po’ di strada, c’era una cappella; abbandonare la strada, prendere la sinistra sui prati, e salire poscia per un’oretta.
— Malarbetta — borbottò Gaudenzio — qui le ore son gravide, e diventano tre o quattro strada facendo!
Ricominciava a grancirli quel sole che bruciava i panni, Martina si sentiva friggere le cervella sotto il cappellino piumato, e dalla fronte le colavano goccioloni di sudore più grossi che i brillanti dei suoi orecchini.
Aveva la gola arsa, ed una sete che le faceva rimpiangere la bella fontana zampillante nell’ombria fresca del paesello che avevano attraversato.
— Eh va la — diceva Gaudenzio — ne troverem de l’altra! In montagna ghe doma che acqua, sol e sass de preja dura!
E difatti dopo un trattino di strada, ecco che da un muricciolo di macera, fatto di roccie sovrapposte, sporgeva un tegolo, e da questo, giù nel fossatello un bel getto di acqua chiara, scintillante al sole.