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bel gusto! anche qui pietre dure, catapecchie buje e rampicate da gatto!
Martina sempre innanzi di due passi, guardava senza soggezione negli occhi della gente, e nell’interno delle case.
Passarono vicino alle fontane; un bell’arco di acqua viva precipitava gorgogliando nel trogolo colmo, riboccando e travasando in cascatelle e stillicidii argentei; in terra un guazzo viscido, che fra gli interstizii dei ciottoli lucenti, rispecchiava il cielo.
Gaudenzio volle bere una sorsata, ma quel mestolone di ferro irrugginito gli faceva ripugnanza, e preferì il metodo più spiccio. Mise la mano sotto la bocchetta dell’acqua, e vi accostò le labbra; ma nell’incurvarsi, la mano si piegò, e giù nella manica un torrente di acqua gelida.
Alcune donne che erano lì presso, diedero in una risata, e Martina, che pure aveva una sete tormentosa, rinunciò alla prova.
Gaudenzio un po’ mortificato volle fare lo gnorri, si guardò intorno, mise gli occhi sopra un’insegna che sporgeva sulla strada, esclamando:
— To! Osteria della Rana Secca! — e rise forte, per vendicarsi del paese e delle sue fontane.
Giunti in capo del borgo, Martina interrogò una