Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/161


145


Erano già molto in alto. Una guardata di falco. Pella appariva come schiacciata in fondo, sopra uno spazio largo un palmo. Il lago tremolava, vibrando una lucentezza azzurrina di cielo, l’isola pareva un giocattolo galleggiante.

Martina si levò per la prima volta la solita scarpetta, e Gaudenzio balenò un sorriso di soddisfazione.

Dal fondo della valle veniva su una brezzolina pungente, frusciando nei fogliami.

— Che buona arietta!

Anca tropa — rispose lui sentendosi come ravvolto in un sudario diacciato, e ricalzò subito la giacca.

— Che ora l’è?

La vuna e meza.

Ripresero la salita. La strada era sempre ripida, sassosa, ma ombreggiata di castani e di abeti, spazzata da un venticello freddo, che pareva soffiasse tutto nella schiena sudata di Gaudenzio.

Decisamente era meglio la cottura del sole. Camminarono per un’altra mezz’ora in silenzio, barellando ed ansimando; in fondo fra i fogliami, ecco finalmente un campanile bianco acuminato.

     Cagna. La scampagnata. 10