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— Meno male! — rispose una voce dal fondo; era il professore che non ne poteva più.

— Il signore è di questo parere? — chiese l’avvocato con tono alto, voltandosi a mezzo verso il professore.

— Ho quest’onore! — ribattè secco Augustini; e poi come pentito di essersi lasciato tirare, rituffò la faccia sul fascicolo che aveva dinanzi.

Seguì un breve silenzio. Per un istante si sentì il vento di fuori, e la pioggia che rullava sui tetti.

Ma l’avvocato non poteva certo tollerare l’intrusione di quell’estraneo dalla giacca di tela, e dopo di aver tirato due boccate di zigaro nel silenzio, borbottò in tono di sdegnosa autorità:

— Del resto, le opinioni sono libere... e non è il caso nè di approvare, nè di commentare i nostri discorsi!

Il professore si sentì crispare i nervi, nondimeno non potè disconoscere che quella stoccata aveva un fondo di ragione; si fece forza, e tacque.

Così fosse bastato allo spiritoso avvocato; ma costui abusando della prudenza dell’avversario, e credendo forse di averlo intimorito, volle ancora ribattere un: mi meraviglio! così accentuato che pareva uno schiaffo.