Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
128 |
si rizzò con le zampe sulle vesti della padrona scodinzolando.
La Janna ringraziò tutti, riprese il suo cesto, e via nella pioggia e nel vento, coi panni bagnati, le gambe secche e nude, le scarpacce slabbrate che bevevano da tutte le parti; e Tonì dietro.
— Ho de dag quaicoss? — chiese Gaudenzio intenerito.
— Ma sì, povera vecia — rispose Martina; e Gaudenzio fuori, raggiunse la vecchia, le cacciò una lira in mano, e indietro subito, senza lasciarsi ringraziare.
Annottava, e pioveva sempre.
L’ostessa portò lumi in sala, ed accese la lampada della cucina.
Giacchè quei signori non lasciavano in libertà la tavola grande, bisognava rimediare alla meglio per gli altri che avevano ancora da pranzare.
Nel salotto c’era posto appena per la famiglia Segezzi e gli sposi; per i coniugi Strepponi, ed il professor Augustini e Carlino, fu imbandita la tavola che era in fondo della sala grande, vicino al pianoforte.
Il capitano volle esser servito in camera. I Gibella, che già avevano pranzato, stettero volontieri in cucina.