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Intanto l’ostessa spiegava ai Gibella chi erano quei signori che schiamazzavano in sala.
— Quel signore attempato coi mustacchi bianchi, è il procuratore Begozzi, marito di quella signora senza denti che gli sta vicino. Quella signorina bruna è la loro figlia; le altre due signorine sono le figlie di quella signora grossa, che è una parente del procuratore. Quel giovinotto con la barba nera, è figlio del procuratore, fratello della signorina bruna; quell’altro appresso biondo, e l’avvocato grosso, sono amici del figlio Begozzi. Stasera dormono qui, e domani vanno tutti su ad un’alpe per una partita di caccia, e una merenda.
Il capitano Errero, cacciato dalla pioggia, sbucò in cucina, ma vedendo quel bailamme chiassoso, scappò subito nella sua camera.
Di là in sala cresceva il frastuono delle risate: l’avvocato aveva già fatto parecchi brindisi burleschi, saettando a dritto ed a rovescio le sue lepidezze. Quando l’oste chiese se volevano un’insalata di lenti, l’avvocato chiese:
— Sono lenti da miope o da presbite?
Immaginarsi che colpo a quella sortita! Manca poco che una delle signorine rimanesse strozzata da un boccone, e dovette sbruffar via tutto per non soffocare nelle convulsioni.