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dalla collera, rientrò precipitosamente in camera, si buttò sbuffando sul letto, e si procurò uno svenimento.

Il signor Strepponi chiamato in fretta, alzò le spalle, prese l’ombrello, ed andò a passeggiare in mezzo alla pioggia torrenziale.

In quella entravano di corsa in cucina il professor Augustini e Carlino.

Erano molli, fradici, inzaffardati fin nella schiena.

Venivano dalle cave di Alzo, dove si erano recati per assistere allo scoppio di una mina.

Si erano messi in marcia alle cinque; il tempo minacciava, e quando erano già lontano incominciò la pioggia. Per un po’ tirarono innanzi intrepidi, sperando che un vento propizio buffasse via il maltempo; ma il rovescione d’acqua li flagellava maledettamente; dovettero cedere, e ridiscesero a precipizio, fendendo la raffica che li acciecava di vento e di piova.

L’ostessa appiccò il fuoco a due fascine di rami secchi, e padre e figlio ritti contro il camino, ravvolti nel chiarore della fiammata, fumicavano come anime del purgatorio.

Il signor Strepponi, stanco di passeggiare nel guazzo della spiaggia, rientrò, e sedette anch’egli