Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
110 |
Madama Strepponi roteò gli occhi, e fu lì lì per isvenire nelle braccia del signor Segezzi, ma rimandò lo svenimento a miglior comodo, tanto più che in quel momento le servivano il brodo fumante.
Tuffò rabbiosa il cucchiaio nella scodella, rimestò, e si accinse a sorseggiare la bevanda; ma per tener d’occhio il marito, che era sempre in chiacchiere con la ragazza, ingollò senza pensarci una cucchiaiata di brodo bollente.
Un bruciore d’inferno le serpeggiò nello stomaco; accesa di subita rabbia, buttò via tutto, e col tovagliolo al collo scappò come saetta, fulminando al marito uno sguardo avvelenato, e corse a rinchiudersi nella sua camera sbattendo l’uscio come un colpo di cannonata.
Il signor Strepponi non si voltò nemmeno a guardarla; aggiunse un altro pezzo di zuccaro nel caffè, e continuò il suo discorso come se nulla fosse.
Ma madama, affacciatasi un momento dopo alla porta, lo chiamò con uno stridore di voce imperiosa; aveva la faccia verde e contratta, il tovagliolo al collo, i ricciolini abbaruffati, pareva una furia anguicrinita. Chiamò due altre volte con grido rauco, ma il marito non si mosse; accorse invece la seconda figliola dell’oste, e madama strozzata