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Andava egli stesso in cucina, maneggiava le casseruole come una massaia, e messosi subito in famigliarità col padrone cuoco, gli dava ogni giorno utili consigli in materia culinaria.

Se c’era posto, sedeva a mensa, altrimenti mangiucchiava in piedi sulla porta, o in qualunque luogo. Faceva tutto bene, senza stonatura, si adattava ai più umili uffici senza ledere per nulla la sua distinzione di perfetto gentiluomo. Brandiva il mestolo, ripuliva l’insalata, si lucidava le scarpe, e tutto andava bene; anche a vederlo con la spazzola del lucido nelle mani, pareva la cosa più naturale del mondo.

In meno di una settimana il professore era già conosciuto da tutti gli abitanti del paese e del dintorno.

Chiacchierava volontieri con le popolane, con le trecche, coi barcajuoli; ognuno lo trovava famigliare, alla mano; pareva nato lì sulla spiaggia, tanto facilmente sapeva intonarsi e trovare un linguaggio persuasivo per tutti.

Quando di buon mattino il professore e Carlino attraversavano le strette callaje di Oira per le solite escursioni, tutti si sberrettavano salutandolo col sorriso che si rivolge ad un vecchio amico.