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A notte usciva, talora spassandosela in barchetta, o internandosi nella gola del torrente, o rampicandosi su per l’erte, per udire da lontano il chiurlo dei venti, e respirare la raffica dell’aere nereggiante di tenebre dense.

Spesso pranzava nella sua camera, e si divertiva allora nell’unica compagnia del figliolino dell’oste, un ragazzo molto vispo, molto vivaracho, e quando aveva volicion di chiacchierare, scendeva abbasso in sala, ed aspettava che gli rivolgessero la parola.

Era franco, schietto fino alla rudezza, sputava il vero delle sue impressioni, senza badare a circonlocuzioni.

Con le signore era di una galanteria da can mastino a primo incontro, ma poi si rimetteva subito. Non gli piaceva galantear, ma talvolta pigliava le donne in una guardata di falco rapida così, che faceva pensare ai pirati fremebondi, balzati dalle cetre dei poeti romantici.

Gli piacevano le donne belle, giovani, vivaci, e non poteva perciò assolutamente tollerare madama Strepponi, sempre irta di nervosismi e di saette.

Una volta avendolo l’ostessa celiato sulla vicinanza di camera che egli aveva con quella signora, e sulla probabilità di intendersi, aveva risposto scappando: