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— Prontissima, in comunicazione con la sua, e così staranno tutti come in famiglia.

E scappò in cucina.

Madama volle che il marito rileggesse forte la lettera, e quando giunsero in fondo, si trovarono tutti e due con le lagrime agli occhi.

Quei signori erano lì da una settimana, avevano preso una camera per sè, ed un’altra la impegnarono per la loro figliuola, unica figliuola che aspettavano ansiosamente da un giorno all’altro, reduce dal viaggio nuziale.

Si erano dato convegno a Oira, per passare tutti insieme una quindicina di giorni allegri.

L’ostessa sapeva come il pater tutta intiera la storia commovente di quel matrimonio, giacchè madama glie la narrava regolarmente tre volte al giorno, con tutti i più minuti particolari.

Era un po’ lunghetta quella storia, ma via, pigliandola a bocconi fra una portata e l’altra, l’ostessa riusciva tollerarla studiando intanto il modo di far entrare la pazienza nel conto.

Ecco come era accaduto il gran fatto del soave matrimonio di madamigella Zina col suo adorato Enrico, professore di disegno e di calligrafia, e dilettante di pianoforte.