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Anche nella saletta attigua c’era gente, bisognava dunque adattarsi.

Sedettero finalmente. Li serviva una bella giovane dall’occhio lucente, alta, eretta, elegante, nella sua modesta vesticciola di traliccio. Era la figlia della padrona.

I Gibella avevano giurato di non attaccar discorso più con nessuno; ma altro è dire, altro è riuscire. Come si fa a star là muso duro, con persone sedute alla stessa tavola? Intanto quei signori li avevano già salutati cortesemente, ed in qualche modo bisognava corrispondere.

Han l’aria de siori come se dev, — aveva mormorato Martina, e Gaudenzio di rimando:

Anche il professor el pareva tranquil... e dopo, nespole che battostà!

In definitiva però i Gibella non ebbero a lamentarsi. Quei signori li lasciarono in pace; parevano lieti di una notizia contenuta in una lettera ricevuta nella mattina, ed il signore riponendo in saccoccia il foglio, aveva sclamato con un sospirone di contentezza:

— Basta, domani saranno qui! — E via tutti e due, risalutando.

I Gibella rimasero soli. Ed ora che avevano