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II | Proemio |
comuni, fu generoso con molti non solamente delle sue faticose ricerche e de’ suoi lunghi studi negli Archivi e nelle Librerie, ma perfino delle sue proprie trascrizioni di documenti importantissimi1, poiché egli era un erudito della stampa antica, disposto sempre a far
<poem>come quei che va di notte, Che porta il lume dietro, e sè non giova, Ma dopo sè fa le persone dotte2,
intendendo esser questo il principale, sebben modesto, ufficio dell’archivista e del bibliofilo. Testimoni di quella liberalità letteraria, non occorre citare esempi; e se non tutti, lo so, si degnarono di ricordarlo stampando notizie e documenti ricevuti da lui (del che non si dolse propriamente mai, ma negl’intimi colloqui fece scoppiettare qualche volta un po’ d’ironia), in molte opere nostre e straniere è citato il suo nome anche per aver consentito che altri si servisse, come primizia, delle sue fortunate scoperte negli archivi senesi e fiorentini.
Una volta sola, credo, negò con pena di dare a chi lo richiese, o lo fece richiedere di documenti e notizie intorno alle fabbriche toscane di maioliche, e
- ↑ II prof. Luigi Gentile lo designò, nella Prefazione al Catalogo dei Codici Palatini (pag. xvi), «magnifico signore dell’erudizione»; e aggiunse che «con quella sua arguta insieme e bonaria gentilezza senese, apre a tutti il tesoro della sua dottrina, e poi si meraviglia che altri ne lo ringrazi: tanto la cortesia più amabile è abito antico, o meglio, natura dell’animo suo nobilissimo».
- ↑ Dante, Purgatorio, c. XXII, vv. 67-69.,