Ma Mitola Caracciola un astore
Portava in mano ardito nell’aspetto,
Di più vol ch’altro, e di maggior valore;
E giva, andando sopra il ruscelletto,
E Zizzola d’Alagna era con lei,
Un naccaro sonando con diletto.
E mentre che sonando gía costei,
Usciron più malardi di quell’acque,
Forte fuggendo davanti da lei:
Perchè lasciar l’astore allor le piacque,
Il qual montando uno ne ferio,
Sì che ’n sull’erba morendo si giacque;
E senza tardar punto risalio
Mentre se ne scendeva, giù calando,
Infino in terra con un altro gío.
Mitola andando dietro a quel gridando,
E Zizzola con lei, l’astor riprese,
Co’ due malardi al fiume ritornando.
Covella Dona i suoi passi distese
Di dietro ad uno struzzo che fuggiva
Giù per lo piano temendo l’offese,
Ma nol poteva tanto andar seguendo
Ched e’ più non fuggisse, e spesse volte
Si rivoltava con l’ali battendo.
Il molto correre e le frasche folte
Avevano a Covella tutti i panni
Quasi stracciati, e quali a sè ravvolte;
Ond’ella piena e d’ira e d’affanni
Tututta ardeva nella faccia accesa,
Di quello uccel desiderando i danni.