Senza paura, e con aspetto franco,
Con questa fune lega l’animale,
Che verrà a te quando sarà stanco:
Nè dubitar di lui, chè non fa male
Per tempo alcuno ad alcuna pulcella,
Ma stassi con lei, tanto glie ne cale.
Salivvi Fior, sì come disse quella,
E per ispazio lungo lui cacciato,
Quivi aspettò tanto che venne ad ella.
Temette quella prima, finchè allato
Colcar sel vide, e poi rassicurossi,
E tosto con la fune ebbe legato.
Fior Curiali allora rallegrossi
Veggendol preso, e l’altre insiememente;
I passi loro in altra parte mossi,
Cominciaro a seguir velocemente,
Due cerbi grandi, i quali avviluppati
Le corna a’ rami preser prestamente.
Non gli avean quasi i cani ancor lasciati,
Che per la selva si sentì un fracasso
Di fieri porci da alcun cacciati;
Rami e frondi rompevan nel trapasso,
Forte rugghiando, superbi e schiumosi,
Ansando sì, che ciascun parea lasso.
A quel romore Letizia voltosi
Con uno spiede in mano, e lasciò gire
La maggior parte d’essi furïosi;
Ma l’ultimo di questi, che venire
Vide, aspettò, ad un alber fermata,
In parte che in lo spiede il fe’ ferire: