E l’un ferì; ma quanto in una pietra
V’entrò il ferro, ed ella l’altra trasse,
Ma quella come l’altra ancor s’arretra.
Parve ch’allor Beritola sdegnasse
Insieme con Sobilia, e adirorsi
Non potendoli avere, ed eran lasse;
Le cocche de’ loro archi in man voltorsi,
E d’ira accese più s’assicuraro,
E più si fer vicine all’un degli orsi,
E ’n sulla testa sì forte il donaro,
Che cadde semivivo; e l’altro poi
Con più vigore i lor cani addentaro:
Ciascuna con romore atava i suoi,
Fin che ’l secondo, da’ cani abbattuto
Presero, e se n’andar con ambeduoi.
Principessella, quantunque era suto
Del giorno tanto, con reti e con arte
Aveva un lioncel prender voluto,
Ma non l’avea potuto ancora in parte
Col senno suo recar, sì che si fosse
Punto incappato nelle reti sparte:
Sottile avviso subito la mosse,
E prese un cavriol dall’altre preso:
Morto ’l gittò nelle ’ retine fosse.
Vide quel cavriol morto disteso
Il leoncello nella fossa stare,
Corsevi, allor da fame forse offeso,
E cominciò del caprio a mangiare;
Ma quella accorta tirò sì le reti,
Che quivi preso li convenne restare: