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in quanta stima fosse tenuto il Boccaccio alla corte della regina Giovanna di Napoli, e tutti conoscono i suoi amori con l’amorosa Fiammetta, che vien supposta fondatamente essere stata Maria figliuola naturale del re Roberto. In questo poemetto vengono introdotte cinquantotto donne appartenenti a primarie nobilissime famiglie del Regno, che tutte vengono nominate, ma soltanto si tace il nome di una sola, che qualifica il poeta col nome di Bella Donna. In lode di questa, che credo doversi interpetrare per la sua Fiammetta, consacra quasi tutto il Canto XVIII, che è l’ultimo del poema, e dopo una lunga serie di lodi passionatissime, aggiunge di voler por fine al dire, riserbandosi di più parlar di lei in parte degna di maggior lode. Da ciò può supporsi, che questa operetta fosse un ossequioso omaggio che la musa del Boccaccio offriva alle nobili e belle donne della corte della regina Giovanna, fra le quali doveva primeggiare la sua Fiammetta, a cui lode consacrò quasi tutte le opere sue.
Quattro sono i codici dei quali mi son giovato per la pubblicazione del presente poemetto; tre di questi si conservano nella libreria Riccardiana sotto i numeri 1059. 1060. 1066. e uno nella Biblioteca Laurenziana Pluteo 90 superiore, Codice 93. Benchè opera di piccola mole, pure confesso di avervi dovuto dedicare assai più di tempo e di studio che si possa generalmente supporre, nè so qual merito s’aspetti all’opera mia. Il