zion de la dottrina; per che la durezza di quelle ripugna a l’agilità de l’intelletto. Ma sopra tal condizione mi par, che debba posser dispensar il principe; per che non deve far rimaner fuori uno, quando molte altre parzialitadi suppliscono a tal difetto, come la sincerità de’ costumi, la prontezza de l’ingegno, l’efficacia de l’intelligenza, ed altre condizioni compagne, sorelle e figlie di queste. Lascio, che non si deve aver per universale, che l’anime sieguano la complession del corpo; per che può esser, che qualche più efficace spiritual principio possa vincere e superar l’oltraggio, che da la crassezza o altra indisposizion di quello gli vegna fatto. A qual proposito v’apporto l’esempio di Socrate giudicato dal fisionomico Zopiro per uomo stemprato, stupido, bardo, effeminato, inamoraticcio di putti ed incostante, il che tutto venne conceduto dal filosofo, ma non già, che l’atto di tali inclinazioni si consumasse: stante ch’egli venia temprato dal continuo studio de la filosofia, che gli avea porso in mano il fermo temone contra l’empito de l’onde di naturali indisposizioni, essendo che non è cosa, che per studio non si vinca. Quanto poi a l’altra parte principale fisionomica, che consiste non ne la complession di temperamenti, ma ne l’armonica proporzion de’ membri, vi notifico, non esser possibile di ritrovar in me difetto alcuno, quando sarà ben giudicato. Sapete, che il porco non deve esser bel cavallo, nè l’asino bell’uomo; ma l’asino bell’asino, il porco bel porco, l’uomo bell’uomo. Chè se straportando il giudizio, il cavallo non par bello al porco, nè il porco par bello al cavallo, se a l’uomo non par bello l’asino, e l’uomo non s’inamora de l’asino, nè per opposito a l’asino par bello l’uomo, e l’asino non s’inamora de l’uomo. Si che quanto a questa legge, allor che le cose saranno esaminate e bilanciate con la ragione, l’uno concederà a l’altro secondo le proprie affezioni, che le bellezze