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L’A S I N O     C I L L E N I C O
D E L     N O L A N O


I N T E R L O C U T O R I
L’Asino, Micco Pitagorico, Mercurio.


Asino
Or, per che devrò io abusar de l’alto, raro e pellegrino tuo dono, o folgorante Giove? Per che tanto talento porgiutomi da te, che con si particular occhio mi mirasti, indicante fato, sotto la nera e tenebrosa terra d’un ingratissimo silenzio terrò sepolto? Soffrirò più a lungo l’esser sollecitato a dire, per non far uscir da la mia bocca quell’estraordinario ribombo, che la largità tua in questo confusissimo secolo ne l’interno mio spirito, per che si producesse fuora, ha seminato? Aprisi, aprisi dunque con la chiave de l’occasione l’asinin palato, sciolgasi per l’industria del supposito la lingua, raccolgansi per mano de l’attenzione drizzata dal braccio de l’intenzione i frutti de gli arbori e fiori de l’erbe, che sono nel giardino de l’asinina memoria!
Micco
Oh portento insolito, oh prodigio stupendo, oh maraviglia incredibile, oh miracoloso successo! Avertano li dii qualche sciagura! Parla l’asino? l’asino parla? Oh Muse, oh Apolline, oh Ercule, da cotal testa esceno voci articulate? Taci, Micco! forse t’inganni; forse sotto questa pelle qualche uomo stassi mascherato, per burlarsi di noi.
Asino
Pensa pur, Micco, ch’io non sia sofistico, ma che son naturalissimo asino, che parlo; e così mi ricordo