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dialogo iii. 59
Ma non per ciò noi doviamo disperarci: per che s’avverrà, che questi tornino a cominciar d’accoppiars’insieme un’altra volta, li rinchiuderò tutti tre dentro del conclave, donde non possano uscire, sin tanto ch’abbiano spacciata la creazion d’una Cabala magna del Cavallo pegaseo. Interim questi doi dialogi vagliano per una Cabala parva, tironica, isagogica, microcosmica! E per non passar oziosamente il presente tempo, che mi supera da spasseggiarmi in questo atrio, voglio leggere questo dialogo, che tegno in mano.

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A l’Asino Cillenico.


Oh beato quel ventr’ e le mammelle
   Che ti ha portato e ’n terra ti lattaro,
   Animalaccio divo, al mondo caro,
   Che qua fai residenza e tra le selle!
Mai più preman tuo dorso basti e selle,
   E contra il mondo ingrato e ciel avaro
   Ti faccia sort’ e natura riparo
   Con si felice ingegno e buona pelle!
Mostra la testa tua buon naturale,
   Come le nari quel giudizio sodo,
   L’orecchie lunghe un udito regale,
Le dense labbra di gran gusto il modo,
   Da far invidia a’ dei quel genitale,
   Cervice tal la costanza, ch’io lodo.
                          Sol lodandoti godo:
   Ma, lasso, cercan tue condizioni
   Non un sonetto, ma mille sermoni.

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