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da’ miei progenitori e maestri. E però parlate de’ successi istorici, o favoleschi, o metaforici, e lasciate star le mostrazioni ed autoritadi, le quali credo, che sono più tosto storciute da voi, che da gli altri!
Onor.
Hai buona ragione, fratel mio! Oltre che conviene, ch’io torne a compire quel ch’avevo cominciato a dirti, se non dubiti, che con ciò medesimamente non ti vegna a sobvertere l’ingegno, e perturbar la coscienza intemerata.
Seb.
No, no, certo; questo ascolto più volentiera che mai posso aver ascoltata favola alcuna.
Onor.
Se dunque non m’ascolti sotto specie di dottrina e disciplina, ascoltami per spasso!


II.


Seb.
Ma non vedete Saulino e Coribante, che vegnono?
Onor.
È ora, che doveano esser venuti. Meglio il tardi che mai, Saulino.
Cor.
Si tardus adventus, citior expeditio.
Seb.
Col vostro tardare avete persi de’ bei propositi, quali desidero, che siano replicati da Onorio.
Onor.
No, di grazia, per che mi rincrescerebbe; ma seguitiamo il nostro proposito! per che, quanto a quello che sarà bisogno di riportar oltre, ne ragionaremo privatamente con essi a miglior comodità; per che ora non vorrei interrompere il filo del mio riporto.
Saul.
Si, si; così sia! Andate pur seguitando!
Onor.
Or essendo io, come ho già detto, ne la region celeste in titolo di cavallo pegaseo, mi è avvenuto per ordine del fato, che per la conversione a le cose inferiori — causa di certo affetto, ch’io indi venivo ad acquistare, la qual molto bene vien descritta dal Platonico Plotino — come inebriato di nettare, venia bandito ad esser or un filosofo, or un poeta, or un pe-