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38 | cabala del cavallo pegaseo |
- Allora, scampando io da’ fortunati campi, senza sorbir de l’onde del rapido Lete, tra quella moltitudine, di cui era principal guida Mercurio, io feci finta di bevere di quell’umore in compagnia de gli altri: ma non feci altro ch’accostarvi e toccarvi con le labra, a fin che venissero ingannati li soprastanti, a’ quali potè bastare di vedermi la bocca e ’l mento bagnato. Presi il cammino verso l’aria più pura per la porta cornea, e lasciandomi a le spalle e sotto li piedi il profondo, venni a ritrovarmi nel parnasio monte, il qual non è favola, che per il suo fonte caballino sia cosa dal padre Apolline consecrata a le Muse, sue figlie. Là1 per forza ed ordine del fato tornai ad essere asino, ma senza perdere le specie intelligibili, de le quali non rimase vedovo e casso il spirito animale, per forza de la cui virtude m’uscirno da l’uno e l’altro lato la forma e sustanza di due ali sufficientissime ad inalzar in sino a gli astri il mio corporeo pondo. Apparvi, e fui nomato non asino già semplicemente, ma o asino volante, o ver cavallo pegaseo. Indi fui fatto eseguitor di molti ordini del provido Giove, servii a Bellerofonte, passai molte celebri ed onoratissime fortune, ed a la fine fui assunto in cielo circa li confini d’Adromeda ed il Cigno d’un canto, e li Pesci ed Aquario da l’altro.
- Seb.
- Di grazia, rispondetemi alquanto, prima che mi facciate intendere queste cose più per il minuto. Dunque per esperienza e memoria del fatto estimate vera l’opinion de’ Pitagorici, Druidi, Saduchini ed altri simili circa quella continua metemsicosi, cioè transformazione o transcorporazione di tutte l’anime?
Spiritus eque feris humana in corpora transit, |
- ↑ Il testo ha lui.