men sanno e sono imbibiti di false informazioni, tanto più pensano di sapere: quali, per informarsi del vero, richiedeno doppia fatica, cioè di dismettere l’uno abito contrario, e di apprender l’altro. Altri di quella, ch’è celebrata come divina acquisizione; ed in questa son color, che nè dicendo, nè pensando di sapere, ed oltre essendo creduti da altri ignorantissimi, son veramente dotti, per ridursi a quella gloriosissima asinitade e pazzia. E di questi alcuni sono naturali, come quei, che camminano con il lume suo razionale, con cui negano col lume del senso e della ragione ogni lume di ragione e senso; alcuni altri camminano, o per dir meglio, si fanno guidare con la lanterna della fede, cattivando l’intelletto a colui, che li monta sopra ed a sua bella posta l’addirizza e guida; e questi veramente son quelli, che non possono essi errare, perchè non camminano col proprio fallace intendimento, ma con infallibil lume di superna intelligenza. Questi son veramente atti e predestinati per arrivare alla Gerusalemme della beatitudine e vision aperta della verità divina: perchè li soprammonta quello, senza il qual soprammontante non è chi condurvisi vaglia.
Seb.
Or ecco, come si distingueno le specie dell’ignoranza ed asinitade, e come vegno a mano a mano a condiscendere per concedere, l’asinitade essere una virtù necessaria e divina, senza la quale sarebbe perso il mondo, e per la quale il mondo tutto è salvo.
Saul.
Odi a questo proposito un principio per un’altra più particular distinzione! Quello ch’unisce l’intelletto nostro, il qual è nella Sofia, alla verità, la quale è l’oggetto intelligibile, è una specie d’ignoranza secondo li cabalisti e certi mistici teologi; un’altra specie secondo li Pirroniani, Efettici ed altri simili; un’altra secondo i teologi cristiani, tra’quali il Tartense la viene tanto più a magnificare, quanto a giudizio di tutt’il mondo è passata per maggior pazzia.