Pagina:Cabala del cavallo Pegaseo con l'aggiunta dell'Asino Cillenico.djvu/29


sopra la seguente cabala 13

ardisce di levar il capo verso il cielo; perchè Dio hav'elette le cose inferme per confondere le forze del mondo; le cose stolte have messe in riputazione; atteso che quello che per la sapienza non poteva essere restituito, per la santa stoltizia ed ignoranza è stato riparato: però è riprovata la sapienza de' sapienti, e la prudenza de' prudenti è rigettata. Stolti del mondo son stati quelli, ch'han formata la religione, gli ceremoni, la legge, la fede, la regola di vita; li maggiori asini del mondo, che son quei che, privi d'ogni altro senso e dottrina, e voti d'ogni vita e costume civile, marciti sono nella perpetua pedantaria, son quelli, che per grazia del cielo riformano la temerata e corrotta fede, medicano le ferite dell'impiagata religione, e togliendo gli abusi de le superstizioni, risaldano le scissure de la sua veste; non son quelli, che con empia curiosità vanno, o pur mai andaro perseguitando gli arcani de la natura, computaro le vicissitudini de le stelle. Vedete, se sono o furon giammai solleciti circa le cause secrete delle cose, se perdonano a dissipazion qualunque de' regni, dispersion de' popoli, incendj, sangui, ruine ed esterminj; se curano, che perisca il mondo tutto per essi loro: pur che la povera anima sia salva, pur che si faccia l'edificio in cielo, pur che si ripona il tesoro in quella beata patria, niente curando de la fama e comodità e gloria di questa frale ed incerta vita per quell'altra certissima ed eterna. Questi son stati significati per l'allegoria de gli antiqui sapienti, alli quali non ha voluto mancar il divino spirito di revelar qualche cosa, almeno per farli inescusabili in quello sentenzioso apologo de li dei, che combatterono contra li rubelli giganti, figli de la terra ed arditi predatori del cielo; che con la voce de gli asini confusero, atterrirono, spaventaro, vinsero e domorno. Il medesimo è sufficientemente espresso, dove alzando il velo de la sacrata figura, s'affiggeno gli occhi all'anagogico senso