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Lalibelà. 13.- DA ASMÁRA A DESSIÈ Carta, p. 304. 317

La mulattiera continua verso O, a mezza costa, traversando vari affluenti di d. del Tacazzè; sulla d. domina sovrano il M. Abúna Iosèf m. 4190. Km. 95 c., ore 22 Chennetè Mariàm (= giardino di Maria), con una chiesa monolitica riccam. decorata. La zona che si attraversa è bella per vegetazione e fittam. popolata.

Km. 115 c., ore 26 LALIBELÀ m. 2630, ab. 3000 c. (spaccio; posta e telegrafo; infermeria), sede del Commissariato del Lásta, in ridente posizione in una conca dominata a NE dell’Abùna Iosèf. Nel pittoresco paese, ombreggiato da antichi e grandi ginepri, si annidano le celebri 10 *chiese monolitiche, che fanno di Lalibelá una città santa per gli Abissini e il più interessante centro artistico dell’A. O. I., insieme con Axùm e Góndar.

Secondo la tradizione abissina, le chiese sarebbero state costruite in un periodo di 23 anni da Lalibelà o Lalibalà o Gabrà Mascàl, imperatore della dinastia Zaguè, prima del 1225, forse ad opera di artigiani copti venuti dall’Egitto o da Gerusalemme. La città fu chiamata Rohà, che corrisponde al nome antico di Edéssa in Siria, ma presto s’impose il nome del santo imperatore. L’uso di chiese sotterranee era in fiore presso gli Agau, abbastanza numerose nell’Etiópia settentrionale, ma le chiese di Rohà si differenziano da quelle nel fatto che il masso non solo è scavato per formare l’interno, ma è pure isolato da trincee e lavorato esternam. in modo da rappresentare tetto, facciata e pareti, traforate da finestre e porte, insomma una chiesa intera in un solo masso attaccato per la base alla roccia. Più che alle chiese in grotta, esse sarebbero dunque più probabilm. ispirate alle chiese copte adattate negli ipogei dell’Egitto. Indubbiam. vi si nota un vivo senso d’arte e una mano d’opera abilissima, che debbono provenire dai più evoluti centri del Mediterráneo orientale; elementi bizantini e arabi sono evidenti. Lo studio approfondito delle chiese e degli altri monumenti segnalati dai viaggiatori nei dintorni, monumenti che fanno pensare a un centro axumita preesistente, sarà compito degli studiosi italiani. Le chiese, tutte orientate, sono scavate in una specie di gres rossastro a grana grossa. V. Pianta delle chiese a pag. 318.

La città è traversata dal Torr. Iordanòs, così detto dal sacro Giordano, e Ghiorghìs, canalizzati. Nella parte N della città, tra i due torrenti è un gruppo di 5 chiese: Medaniè Alèm, Bièt Mariàm, Mascàl, Danaghèl e Golgotà-Cuddùs Micaèl. All’estremità E del gruppo, in una trincea rettangolare, la chiesa di Medaniè Alèm (= Salvatore del Mondo), la più grande e una delle più belle.

È a pianta rettangolare, circondata da un portico, purtroppo solo in parte conservato (intatta la fronte E) di pilastri rettangolari. La chiesa misura all’esterno m.33.50 per 23.50; il maggiore spessore delle pareti è di m. 2.08. L’ingresso princ. è nella facciata O; all’interno, la chiesa è divisa in 5 navate e 8 travate da pilastri rettangolari ornati da capitelli e collegati da archi a pieno sesto che inquadrano soffitti piani e quadrati. La 1* travata è separata dal resto della chiesa da un muro e forma così una specie di vestibolo. Così la 7* e l’8* travata, pure separate da un muro, formano il Santuario. In corrisp. di ogni travata, la parete è forata in basso da una finestra a croce latina, e in alto da una finestra formata da 3 serie di circolari formanti 4 stelle. Sopra questa 2* finestra sono piccole aperture a forma di stella e di croce greca. Il soffitto della navata centr. era ornato da grandi fioroni nelle chiavi di volta.

Dal cortile di Medaniè Alèm per un breve passaggio a volta si passa in un cortile trapezoidale, ove sono le chiese di Bièt Mariàm, Mascàl e Danaghèl. La chiesa di Bièt Mariàm è rettangolare (m. 15 x 11) con tre porte protette già da uno sporto monolitico, ora da un tetto di paglia. Nel lato O, un rilievo in parte cancellato rappresentante S. Giorgio.