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Ma sia che il castigo paresse al Conte troppo mite, sia che di quando in quando si agitasse nella sua anima una fiera contesa tra il volere e il disvolere, discusso quanto poteva giovare e nuocere, e librate le ragioni del bene e del male, l'offesa e il perdono, ma più ancora la vendetta, dopo 20 anni di vita religiosa, la fece proditoriamente ammazzare. Perciò egli venne dannato nel capo con la simultanea perdita del feudo. Se non che i conti Paolo Camillo, Pietro Antonio e Luigi suoi figli, reclamarono per la conservazione in loro di quel diritto feudale, e ne ottennero novamente la investitura. Dal conte Pietro naque Giovanni Raimondo, uno de'60 decurioni di Milano, feudatario di Busto nel 1727, e morto nel 1740. Figli di questo Giovanni furono i conti Carlo e Paolo Camillo, ultimi feudatarii di questa famiglia.

Da Camillo Marliani1 che morì il 14 di aprile del 1738 senza moglie, nè prole, il feudo passò nella famiglia Gambarana, di cui fu nominato pe'l primo il conte Giuseppe il 24 di settembre del 1779. Egli tuttavia per mezzo di suo padre Girolamo, ne aveva già ottenuta promessa con lettera del 16 di aprile del 1770 dall'imperatrice Maria Teresa, la quale ricompensava in tal modo i meriti personali del conte Girolamo, ed i servigi resi dalla defunta di lui consorte, nipote di Camillo Marliani, come dama di Corte, alla principessa

  1. Il podestà, il notaio criminale ed il bargello erano nominati, come appare da un atto del 3 di marzo del 1772, dal feudatario conte Camillo Marliani. L'attuario civile invece nominavasi dalla Communità, ed aveva l'annuo stipendio di 80 lire con l'obligo di stendere li istromenti e le altre scritture di cui quella abbisognasse, senza alcun'altra ricompensa. La feudale Pretura di Busto Arsizio aveva giurisdizione sopra la Cascina del Piede, frazione di Nerviano. Il podestà era in quel tempo il dottor Carlo Luino.