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stri feudatarii si ricorda nella medesima iscrizione un Carlo Marliani, il quale, in occasione di una visita al borgo del cardinale arcivescovo Benedetto Odescalchi, fece ristaurare la porta Milano. Ma così la porta, come le pitture di poco merito e in parte corrose furono tolte nel 1861, allorchè fu attuato il tronco della via ferrata, che da Milano mette a Gallarate, dove ora si stanno costruendo due tronchi de'quali l'uno deve congiungersi con Sesto-Calende e l'altro con Varese.

Quì le memorie del tempo narrano un fallo assai romanzesco. Nel 17 di marzo del 1633 il conte Carlo Marliani occise suo cugino Cesare Visconti di Albizzate, gentiluomo, che contava 20,000 scudi d'entrata, per averlo colto in fallo con la contessa Antonia Pusterla sua moglie. La disgraziata donna, più che le parole, comprese il minaccioso sguardo del marito; e per evitare la morte, saltò da una finestra della casa (ch'era in Milano in via della Bagutta), e, si roppe una coscia. Il Conte le sparò un'archibugiata, ma ella non ne rimase vittima. Condutta poi in castello, ed esaminata giudizialmente, confessò con precisione la colpa. Fu il Visconte sepelito su'l terraggio, perchè dicevasi che fosse inconfesso da sette anni. La Contessa dopo cinque mesi di cura medica, fu rinchiusa il 27 d'ottobre nel monastero di Tradate, dove sotto il nome di Francesca Teodora pronunciò i voti monacali. Il marito le fece fabricare due bellissime stanze per sua perpetua dimora. Ella vi pose piede con un aspetto sofferente, e con una angoscia repressa, ma le era duopo rassegnarsi al destino. Quando si vide sola e deserta, e le si affacciò alla mente che quello dovea essere il suo ultimo asilo, si abbandonò al pianto e alla più tetra melancolia, cui solo rattemprarono a poco a poco le pietose cure delle suore.