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Ne’ prossimi anni discesero affamate dai monti grosse torme di lupi, che, assalendo persino li uomini armati, recavano non lieve strage e spavento. A difendersene fu d’uopo tenere per due anni una buona scorta di soldati che dessero loro la caccia.

Una sentenza del 1540 pronunciata in una controversia tra il borgo e le monache di esso dà notizia di un conte Francesco Sfondrati, che vi copriva allora la carica di governatore. Determinava tale sentenza che i beni acquistati dalle monache prima dell’anno 1524 dovessero andar esenti da ogni prestazione e tributo, ma fosse invece riservato al governatore il giudizio intorno agli altri, da quelle in appresso acquistati. Dalle carte feudali appare ancora investito nel 1564 un conte Luigi Visconti, morto il quale senza eredi maschi, il feudo venne ripreso dalla Camera ducale il 29 di giugno di quel medesimo anno.

Abrogato quindi per nove anni il titolo di conte, il feudo passò nel 1573 per il prezzo di lire 31,500 imperiali nel conte Paolo Camillo Marliani “con tutte le cascine di esso, ville, quartieri, territorio, ecc., le successioni, le regalie, l’omaggio, e li uomini del luogo medesimo, e delle pertinenze, sottoposti, ed obedienti, e soliti ad obedire al pretore di esso, ed ai giusdicenti del luogo stesso, come pure colla notaría criminale del luogo medesimo, e coll’autorità di deputare il pretore ed il giusdicente, e li altri officiali, ecc., co’l mero e misto imperio, colla podestà di spada, e con ogni giurisdizione, ecc., nel luogo, e territorio di Busto Arsizio, e nelle pertinenze, salvo tuttavia sempre la superiorità del se-

    bile di Giovanni Medici, la cui breve vita fu solo occupata a scorrer quà e là ai servigi di quel principe che gli avesse offerto più largo stipendio.