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pericolosi suggetti; epperò il podestà tenne per più giorni nel borgo un buon numero di provisionati per mettere loro le mani addosso. Ma questo espediente fu inutile, perchè i ricercati eransi posti in salvo con la fuga, massime essendosi fatte publiche gride promettenti 80 ducati di premio a chi ne avesse consegnato uno vivo, e 25 se morto. Scorsi alcuni giorni, taluno de'fuggiti osò tornare a casa, e sostenuto da persone d'egual tempra, mostrava di beffarsi delle lettere ducali e delle gride, e prorompeva in minacce. Lo stesso facevano anche li assenti e massime contro i consoli e i consiglieri della terra, a cui non sapevano perdonare la denuncia derelitti da loro commessi, ed asserivano che, al ritorno, si sarebbero vendicali. Intimoriti quindi i consoli e i consiglieri, per assicurare la tranquillità e l'usato commercio del borgo si rivolsero di nuovo al Duca, acciò que'facinorosi fossero posti al bando in perpetuo. Non avendo per altro rinvenuto nel carteggio dell'epoca la risposta ducale, nè altro documento in proposito, mi resta ignoto l’esito della cosa.

Due anni dopo, cioè il 26 di febraio del 1482, Daniele Crespi 1 podestà di Busto communicò a Giovanni Botta, consigliere ducale, nel castello di porta Giovia, che per quattro anni consecutivi eransi scossi, per il dazio dell'imbottato, lire mille imperiali ogni anno; e per il pane, il vino e la carne, lire seicento, ma che nel successivo ben poco aveva ricavato. Circa poi all'entrata sui dazii di Lonate Pozzolo, era d'avviso, che ammontasse a lire mille imperiali. In questo stesso secolo finalmente da una supplica senza data s'impara che Pietro Lupi di

  1. Non va confuso co'l celebre pittore Daniele Crespi, nato a Busto un secolo dopo.