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città nel 1449 al 16 di ottobre, e sciolta poi il 14 del seguente novembre. I Milanesi ridutti a non aver quasi più nulla per nutrirsi si gettarono su varii villaggi della campagna a far preda. «In prima, (cosi un documento contemporaneo inedito)1 rubarono nel luoco di Cantalupo vino, biava ed altre cose che valeno flor. 300. — Item in lo loco de Lainate hanno rubato nel mese di ottobre in più et più volte vino et biava che valeno flor. 600. — ltem a dì 20 di ottobre hanno rubato a Perotti degli Ambroni da Parabiago su la strada andando a Busti tre boy che valeno flor. 48. — Item sono venute più di 5000 femene fuora de Milano su la pieve di Nerviano et Parabiago et hanno rubato una gran quantitate de uve, le quali hanno portato a Milano.» Segue pure l'enumerazione di altro bestiame, di varii oggetti di vestiario, e di cereali tolti in Saronno, Uboldo, Gallarate, Castelletto, Gola Secca, Valcuvio, Ferno, Cerro, Melzo, Lacchiarella, Binasco, Cavanago, Passirana, Burago, Bellusco, Camuzzago, Oreno, Vellasca, Busto piccolo e Busto grande.
Una supplica dei consoli e consiglieri di Busto ai duchi di Milano Giovan Galeazzo Maria e Bona Sforza del 12 di dicembre del 1480 m'instruisce su la condizione del borgo in quanto all'ordine, ed alla publica sicurezza. Molti borghigiani, e, fra questi quaranta, che erano consoli e consiglieri, presentarono ai detti principi, nell'occasione che lo avevano onorato di una loro visita, delle querele contro alcuni malfattori che vi abitavano. Furono perciò date lettere ducali al podestà di Busto, che lo autorizzavano a pigliare e processare tali
- ↑ È una relazione di Pietro da Norsa capitano del Seprio, e commissario per incarico di Francesco Sforza.