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pade delle chiese e alle tombe degli estinti. La pratica di tener lampade continuamente accese sui sepolcri de’ più segnalati personaggi dura ancora non solo ne’ paesi di religione catolica, ma per fino in quelli suggetti all’islamismo. Questo costume, se bene in parte modificato, è seguito ancor oggi a Genova nel giorno de’ morti, in cui veggonsi nelle chiese e per le vie parecchi ragazzi con candele accese, credendo con ciò di suffragare maggiormente le anime de’ defunti.

Era del pari talmente radicato l’uso de’ legati pii, che, se il defunto se ne fosse scordato, o per impotenza avesse omesso di statuirne alcuno nel suo testamento, vi supplivano talvolta li eredi. Basti, per un esempio fra i diversi che se ne hanno per la Lombardia, addurre il seguente. Morto nel 1106 d’improviso un Goffredo d’Oreno, che però nihil pro anima sua minime judicare potuit, la vedova assegnò a tale scopo alcuni poderi nel territorio di Oreno al Capitolo di Vimercate. Il qual allo suppletorio fu steso in Oreno stesso, super corpus ejus Gotefredi quando mortuus in grabato jacebat1.

Tuttavia, in mezzo all’osservanza scrupolosa di sì fatte pratiche pie, sorsero, nell’esordire del secolo XI, parecchie sette religiose coi diversi nomi di Cattari, Pattarini, Antropomorfiti, Manichei, Vanni, Concorezi, Fursci, le quali sparsero i semi della eresia nelle terre lombarde, e crebbero a tanto rigoglio, che diedero origine in Milano al Tribunale dell’inquisizione assistito in allora anche dal braccio secolare. Questo tribunale, intraprese le più scrupolose ricerche per iscoprire i settarii, li puniva severamente. Erano credute sì dannose le eterodosse dottrine, che il podestà di Milano stabilì nel

  1. Così in una pergamena proveniente dalla Collegiata di Vimercate