Pagina:Busto Arsizio notizie storico statistiche.djvu/32

16


1243 (Doc. N.º 1), da cui raccogliesi che in Busto risiedeva certo Engheresco Brozio (de burgo1 Busti Arsitii) in qualità di messo dell’imperatore Ottone IV, il quale concesse a certa Piubella, previo l’assenso di suo marito Ottone dal Pozzo, la facultà di vendere a donna Rosa, ministra ed anziana delle Umiliate in Busto, un podere per lire tre e soldi sei terzoli, e che per la validità del contratto fu necessario il consenso del messo imperiale, il quale interrogò la donna se ciò avesse fatto di suo moto proprio, o vero di forza. Le donne longobarde per natali, o per elezione di legge, ove fossero passate ad un contratto insieme co’l marito, non erano vincolate di più, che se lo avessero stipulato da sole, giacchè in qualunque età e condizione trovavansi sempre suggette al mundio, o tutela. Diritto che si vendea per denaro anche ad un estraneo mundualdo, chè donzelle o vedove non potevano nè maritarsi, nè passare a seconde nozze senza il permesso de’ parenti, perocchè chi s’arbitrava sposarle altrimenti, tuttochè libero cittadino longobardo, dovea pagar 30 soldi ai parenti per la cessazione della faida o inimicizia, e 20 altri per l’anagrip, o sia pena dell’alto suo arbitrario. Nè deve recar meraviglia che per così piccola somma, qual è quella di lire tre e soldi sei terzoli, si alienassero dei beni stabili, giacchè è noto come a’ que tempi l’oro e l’argento fossero metalli assai rari e preziosi, e quindi molto alto il pregio loro, e come il primo soltanto dopo la scoperta dell’America gradatamente si abbassasse. Il veder poi Busto nominato ben quattro volte nella citata pergamena,

  1. Allorchè si trattava d’inalzare alla dignità di borgo qualche terra, si convocava il consiglio di duecento uomini, dal quale era escluso chi aveva sostenuto la carica di console.