testato) di rimovere li officiali a suo beneplacito. Temendo in appresso quella Communità che i beni del Luogo Pio venissero convertiti in beneficio ecclesiastico, presentò una supplica al pontefice Pio IV perchè consolidasse un tale istituto e proibisse qualunque innovazione contro l'antico di lei regime. In allora il pontefice, con bolla del 22 di settembre del 1566 (Doc. N.º X) ordinò che non si potesse mai erigere in commenda, e che restasse persino indipendente dal Diocesano, e confermò la Communità nel pacifico possesso: bona regendi, gubernandi ac, etc, singulis annis vet bienniis duos presbyteros et octo laicos eligendi. Tra le modificazioni seguite nel capitolo della Scuola dei Poveri vi è che nel 1784 l'Imperatore lo sciolse assegnando due amministratori per il buono andamento di essa, i quali in allora furono Francesco Bonomi e Piero Crespi Brusoli. Nel 1790 poi il deputato del personale della Communità di Busto chiese che l'amministrazione del mentovato Luogo Pio si ripristinasse come prima del 1784. Indi tra i deputati laici (come da un atto della Republica Italiana del 1802) si nominava un priore, un padre de'poveri ed un tesoriere. Il priore invigilava su tutta l'amministrazione e riceveva le istanze dei poveri per decidere in merito alla loro indigenza. I1 padre de'poveri raccoglieva lo stato degli infermi e degl'inabili al lavoro e visitava le famiglie nella propria abitazione, indi insieme collo stesso priore stabiliva le elemosine da distribuirsi. I1 tesoriere riceveva i mandati e pagava ogni sabbato ed anche ogni giorno, secondo il bisogno, le elemosine che si erano assegnate a ciascun petente. Tutti poi i suddetti deputati prestavano gratuitamente la loro opera per solo titolo di carità.