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La torre ricordata in questi versi superava in larghezza 15 cubiti, e ruinò per vetustà, e per colpo di fulmine nel 1578. Fu ricostruita un’altra volta nel 1584 e si vede ancor oggi presso S. Maria di Piazza. Era la prima un avanzo delle sette antiche torri di Busto, le quali ergevansi siccome un contrasegno di potenza, di ricchezza e di nobiltà, e si conservarono finchè i loro signori non s’occuparono che di guerresche imprese. Ma come cessò il bisogno di rendersi forti e sicuri contro l’insulti stranieri, allorchè fu diminuito il potere de’ feudatarii e stabilito un principio di diritto publico, ove la giustizia sovrana era superiore ad ogni altra, quelle torri furono in parte distrutte ed in parte ridutte a diverso uso, cosicchè di esse non rimase che il nome, o qualche avanzo. Tanto valgono il tempo e le opere degli uomini a mutar faccia alle cose!

Allorchè poi, su’l principio del secolo XIII, si propagò l’uso degli emblemi, o su le monete, o nei sigilli, o dipinti su’l muro, o su’l legno, anche il borgo di Busto adottò uno stemma consistente in uno scudo spaccato con due B; uno de’ quali sta in un campo rosso fiammante, e l’altro sottoposto in campo bianco co’l fuoco alla estremità inferiore. Il rosso è simbolo di carità verso le spoglie dei guerrieri consunti dalle fiamme, ed il bianco l’imagine della purezza conseguita per l’incendio a cui Busto andò suggetto verso il secolo X. Questo stemma trovasi dipinto sopra uno dei corali stupendamente miniati esistenti presso la collegiata di S. Giovanni1. E su la fede del cronista Crespi ricordo che il 21 di

  1. Vuolsi pure da alcuni che l’antico stemma di Busto consistesse in un agnello colla croce, il quale era dipinto su la porta del borgo detta la Basilica da poco tempo demolita, e vedesi ancora su quella de’ Re Magi.